Bassa tensione: per cosa è usata e la differenza con la corrente
La bassa tensione da alcuni viene vista come un problema da risolvere. Ma, proprio parlando di tensione e di elettricità, occorre fare chiarezza su diversi aspetti per comprendere meglio fino in fondo l’eventuale possibilità di rivolgersi al fornitore dell’energia elettrica per aumentare i kw erogati dal contatore. Tutto ciò è importante anche per saper calcolare, in caso di richiesta di variazione, gli eventuali costi in bolletta, in modo da sapersi regolare nell’opportunità di risparmiare, senza consumare troppo. Ma andiamo a scoprire quale differenza c’è fra bassa e alta tensione e come eventualmente regolarci nella gestione delle nostre utenze.
Cosa sono la bassa, la media e l’alta tensione
Generalmente gli impianti che troviamo nelle nostre utenze domestiche sono a bassa tensione. Hanno un voltaggio che è compreso tra i 50 e i 1000 V, che appaiono sufficienti per soddisfare le necessità quotidiane all’interno di un’abitazione. In alcuni casi la bassa tensione viene usata anche per l’illuminazione pubblica.
La media tensione è quella che è applicata ampiamente per tutti i casi di illuminazione pubblica, mentre l’alta tensione viene di solito utilizzata nei casi in cui serve un voltaggio piuttosto elevato di energia elettrica erogata.
Secondo la normativa europea, la tensione reale non deve superare mai il 10% rispetto a quella nominale e non deve essere nemmeno inferiore a questa percentuale. Questa regola serve a far funzionare meglio l’impianto, indicando con la definizione di tensione nominale il voltaggio di cui ci si è serviti per progettare l’impianto elettrico.
La differenza fra tensione e corrente
Qual è la differenza fra tensione e corrente elettrica? La tensione si misura in volt e viene indicata con il simbolo V. La corrente, invece, viene misurata in ampere e viene indicata con la lettera I. La corrente può essere definita come un flusso di cariche elettriche, che passano da un punto all’altro di un corpo conduttore.
La tensione è invece più specificamente quel movimento che per realizzarsi ha bisogno di una differenza che favorisca il passaggio delle cariche elettriche. Succede infatti che aumentando la tensione aumenta anche l’intensità di corrente.
Come aumentare i kw erogati dal contatore
Spesso per le esigenze della vita moderna, che implicano una maggiore richiesta di corrente per il funzionamento di più apparecchiature nello stesso tempo, si potrebbe avere la necessità di aumentare i kw della propria fornitura elettrica, per fare in modo che il contatore non salti continuamente.
In questo caso si deve apportare una variazione sul proprio contratto. Per fare questo bisogna fare una richiesta al proprio fornitore, sia nel caso di maggior tutela che nel mercato libero. Il venditore è obbligato a trasmettere la richiesta al distributore locale e in questo modo si ottiene l’aumento della potenza.
Considerando che questo processo richiede l’apporto di interventi tecnici sulla rete, generalmente una richiesta di questo genere viene soddisfatta nell’arco di una settimana.