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Certificati verdi e bianchi: cosa sono e differenze

certificati verdi

Quando si sente parlare di risparmio energetico e di produzione di energia da fonti rinnovabili, spesso si fa menzione anche ai certificati verdi e bianchi. Trattasi di elementi importante che servono ad incentivare il risparmio energetico ed a certificare il risultato ottenuto. Non riguardano direttamente i consumatori finali ma le aziende che operano nel settore dell’energia.

Certificati verdi: cosa sono

I certificati verdi sono una novità introdotta nel 1999 dal famoso Decreto Bersani ed altro non sono che un’incentivazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili come l’eolico e il geotermico.

Un certificato verde viene corrisposto ad un’azienda che all’interno del suo processo produttivo si mette in luce per l’utilizzo di energia preveniente da fonti rinnovabili. In questo modo ottiene una riduzione di emissioni di CO2 nell’ambiente.

Questo “risparmio” di traduce in un certificato verde che è un titolo negoziabile. Un produttore di energia che sfrutta le fonti rinnovabili ed immette energia pulita in rete otterrà un numero di certificati verdi in relazione alla quantità di energia pulita prodotta. Questi titoli possono essere venduti all’interno del mercato delle aziende produttrici di energia che la ottengono attraverso emissioni di CO2. Trattasi di aziende che sono obbligate per legge a utilizzare specifiche quote di energia prodotta da fonti rinnovabili. Queste aziende dovranno quindi acquistare questi certificati verdi per raggiungere le quote minime di produzione di energia pulita.

Il mercato dei certificati verdi è regolato in Italia dal GSE cioè dal Gestore Servizi Energetici. Le aziende che producono da fonti rinnovabili devono rivolgersi al GSE per ottenere i certificati verdi.

Le differenze con i certificati bianchi

I certificati bianchi sono conosciuti anche come Titoli di Efficienza Energetica. Introdotti nel 2004, sono dei documenti che attestano il risparmio energetico ottenuto attraverso alcuni piani di efficienza energetica. La gestione di questi certificati non riguarda gli utenti finali, bensì gli operatori energetici e i soggetti professionali del settore dell’energia.

Rispetto ai certificati verdi sopra descritti, i certificati bianchi riguardano solamente il risparmio energetico e non la quota di energia prodotta dalle fonti rinnovabili. L’emissione dei certificati bianchi è regolata dall’Autorità per l’Energia Elettrica. Ogni certificato equivale ad una tonnellata di petrolio risparmiata in un anno. Questa speciale unità di misura chiamata anche TEP equivale a circa 5350 kWh di energia elettrica o a circa 1200 metri cubi di gas naturale.

Gli obiettivi di risparmio energetico vengono delineati ogni anno dall’Autorità. Trattasi tutti di obbiettivi votati alla riduzione dei consumi energetici presso i consumatori. Alla conclusione di ogni anno, i distributori documentano quanto raggiunto presentando all’Autorità una serie di certificati bianchi.

Anche questi tipi di certificati, similmente a quelli verdi, possono essere commercializzati attraverso contratti bilaterali o attraverso il mercato gestito dal Gestore dei Mercati Energetici.