Rifacimento impianto elettrico: in cosa consiste e i vantaggi
Il rifacimento dell’impianto elettrico rientra fra quei lavori di manutenzione ordinaria o straordinaria, di cui spesso sorge la necessità in presenza di alcuni problemi. Può essere il contatore che salta o la produzione di scintille che si creano quando accendiamo gli apparecchi elettrici. Spesso questi problemi si presentano in una casa vecchia, il cui impianto non è stato dotato delle adeguate caratteristiche. Il rifacimento dell’impianto di elettricità può essere svolto anche senza ristrutturazione dell’abitazione, ma agendo anche su quelle parti della struttura che necessitano di adeguamenti. Vediamo come procedere, tenendo conto anche dei costi che potrebbe comportare e dei vantaggi di cui possiamo usufruire, una volta messi a punto tutti i lavori.
In cosa consiste il rifacimento dell’impianto elettrico
I lavori per il rifacimento dell’impianto elettrico di una casa possono essere anche invasivi, specialmente se c’è bisogno di eliminare il vecchio impianto e di sostituirlo con uno nuovo. In questo caso si deve intervenire rompendo i muri e quindi è necessario il lavoro non solo dell’elettricista, ma anche di un muratore.
Si deve iniziare rimuovendo i tubi e i cavi esistenti e poi proseguendo con il rifacimento, individuando gli spazi per le eventuali nuove tubazioni, l’installazione dei tubi e delle cassette di derivazione. Infine si va avanti con la chiusura di tutte le tracce aperte, operando anche sugli intonachi, le stuccature e le pitturazioni. L’ultima fase è quella che comprende l’installazione del quadro elettrico.
Bisogna anche considerare che, poiché i tempi possono essere molto lunghi, è necessario strutturare i lavori in modo da non rimanere senza energia elettrica per tanto tempo. Almeno una parte della casa dovrà restare sempre utilizzabile e questo comporta più tempo, ma anche costi maggiori.
I costi per il rifacimento dell’impianto elettrico
Si devono distinguere i costi tecnici e quelli di esecuzione vera e propria. I primi sono richiesti dal Comune, fino ad un massimo di 200-300 euro. Bisogna anche pagare un architetto per il progetto e la direzione dei lavori. Per fare un esempio, riferendoci ad un appartamento la cui ampiezza è compresa tra i 70 e i 100 metri quadri, si potrebbero spendere circa 1.000 euro più Iva. Se ci si rivolge ad un tecnico specializzato, i costi di realizzazione si aggirano in media tra i 50 e i 65 euro per ogni punto luce. In una casa generalmente ci sono circa tra i 60 e gli 80 punti, per cui il prezzo totale potrebbe essere tra i 3.000 e i 5.000 euro.
Tutto può variare in base ai materiali utilizzati e alla complessità della realizzazione dell’impianto. Per esempio sono molto più alti i costi per un impianto domotico. A tutto questo dobbiamo aggiungere i costi edilizi per la stuccatura e la pitturazione delle pareti e, se abbiamo bisogno di realizzare dei controsoffitti in cartongesso, il prezzo potrà salire di più: 35 euro per metro quadrato.
Il costo totale per il rifacimento dell’impianto elettrico di un appartamento può arrivare anche a superare i 10.000 euro. Teniamo presente però che si può accedere ad una procedura di detrazione fiscale. Esse sono nello specifico del 50% per le ristrutturazioni edilizie e del 35% per l’efficientamento energetico.
I vantaggi del rifacimento dell’impianto elettrico
Con il rifacimento dell’impianto elettrico possiamo evitare alcuni problemi che, se trascurati, possono diventare anche pericolosi. È il caso per esempio delle scintille provocate dall’accensione degli apparecchi. Possiamo anche contare su un impianto più resistente, che evita di far saltare il contatore. Inoltre abbiamo la possibilità di disporre di una certificazione energetica, obbligatoria per tutti i nuovi impianti elettrici.
Questa certificazione dichiara la conformità dell’impianto elettrico ed è un documento fondamentale anche per accedere alle detrazioni fiscali. Ci mettiamo così anche al riparo dalle eventuali sanzioni in cui potremmo incorrere. L’importante è sempre rivolgersi ad un’impresa abilitata, che può emettere la dichiarazione di conformità, inviata al Comune entro 30 giorni e poi alla Camera di Commercio.